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I GIOIELLI ARETINI: DALL’EPOCA DEGLI ETRUSCHI AD OGGI, TRE MILLENNI DI SPLENDORE ARTISTICO E DI SAW-HOW
Nella storia della Toscana, l’oro di Ormia era il segno della non autenticità, derivante da un antico adesivo chiamato orminiac utilizzato per dorare il legno, il cuoio o il tessuto. Si diceva che questo “falso oro” fuggisse dal Ponte Vecchio a Firenze e si trasformasse in ottone se colpito su un cassettone. Arezzo, invece, è sempre stata una vera e propria capitale dell’oro, risalente ai tempi degli Etruschi. Erano abili orafi, noti per la “granulazione”, una tecnica che creava gioielli intricati con piccoli grani. I loro capolavori possono essere ammirati in vari musei. Durante il Medioevo il papato incrementò l’arte orafa con commissioni per oggetti religiosi e nel XVI secolo i gioielli aretini raggiunsero le corti rinascimentali. Nel XIX secolo, la Cappella della Madonna del Conforto rivitalizzò l’industria orafa, portando al distretto della gioielleria contemporanea del XX secolo.
Collezione Turan
Turan era una figura della mitologia etrusca. Il suo nome significa “la signora”, ed era la dea dell’amore, della fertilità e della vitalità nonché la patrona di Vulci. Corrisponde a Venere nella mitologia romana.